Questa mattina, sfidando il caldo impossibile di Torino, ho deciso di biciclettare un po' per la città. Muoversi all'aria aperta fa bene all'umore e alla mente.
In queste settimane sto pianificando la prossima stagione dei laboratori e, come sempre, sono alla ricerca di nuove idee.
Nel mio vagare guardate un po' chi ho incontrato. Non sono buffi?
p.s. sono anche simpatici.
22 luglio 2015
16 aprile 2015
E' nata una città con due nomi: laboratorio a Lungotavolo45
Sabato scorso, a Lungotavolo45 Torino, è nata una nuova grande città di carta e ha due nomi, scegliete voi quello che più vi piace: La Città dei Bambini Liberi o La Città Fantastica.
Io li trovo perfetti entrambi, soprattutto perché sono stati i bambini ad inventarli.
Ci siamo divertiti molto a progettarla ed è stato bello, dopo averla costruita, poter camminare sulla città come giganti, guardandola dall'alto, scavalcandone ponti, palazzi e giardini.
Già, proprio così, perché questa volta per realizzarla siamo saliti su un grande tavolo, 12 m x 2 m. Ovviamente senza scarpe!
Tra gli edifici ce n'era uno che aspirava a raggiungere il cielo. Edificio, purtroppo, crollato presto, a causa di un'architettura che, impavida, sfidava molte leggi della fisica :-).
Non dimentichiamo, poi, la casa dell'unicorno, con il recinto.
Il laboratorio è il primo dei tre dedicati alla città, tenuti da me insieme a Francesca Chessa, a Lungotavolo45.
Per conoscere date e specifiche dei prossimi due cliccate qui.
Qui e qui trovate altre città di carta nate nel corso di miei precedenti laboratori.
Io li trovo perfetti entrambi, soprattutto perché sono stati i bambini ad inventarli.
Già, proprio così, perché questa volta per realizzarla siamo saliti su un grande tavolo, 12 m x 2 m. Ovviamente senza scarpe!
Tra gli edifici ce n'era uno che aspirava a raggiungere il cielo. Edificio, purtroppo, crollato presto, a causa di un'architettura che, impavida, sfidava molte leggi della fisica :-).
Non dimentichiamo, poi, la casa dell'unicorno, con il recinto.
Il laboratorio è il primo dei tre dedicati alla città, tenuti da me insieme a Francesca Chessa, a Lungotavolo45.
Per conoscere date e specifiche dei prossimi due cliccate qui.
Qui e qui trovate altre città di carta nate nel corso di miei precedenti laboratori.
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09 aprile 2015
L'estate bambina: "Summer" illustrato da Roy Mc Kié
"We like the things
that summer brings.
It brings the sun.
It brings the heat.
It brings the things
We like to eat"
In queste prime righe di Summer, scritto da Alice Low e illustrato da Roy Mc Kié, c'è già tutto il libro: l'estate vista con gli occhi dei bambini.
I colori sono accesi, le illustrazioni semplici ma mai banali e da ogni
pagina esce felicità, quella che provavo da piccola nei giorni di
vacanza estivi. Questa capacità evocativa lo rende, a mio avviso, davvero speciale.
Ho trovato questo piccolo, grande libro su una bancarella a Brooklyn NY e l'ho amato subito.
E' la prima edizione e mi è costata ben 4 dollari! Sono stata davvero fortunata perché, a quanto pare, alle ristampe attuali hanno apportato modifiche nei colori e non ci sono tutte le tavole.
Summer uscì nel 1963 in USA per la Geisel and Random House nella serie Beginner Books, curata da Theodor Seuss Geisel meglio conosciuto col nome di Dr. Seuss, collana per cui McKié lavorò a lungo.
Roy McKié, scomparso l' 8 gennaio di quest'anno a 93 anni, è stato un illustratore americano molto noto, al suo attivo più di 100 libri: pubblicazioni umoristiche e numerosi albi per bambini, tra cui, oltre a Summer, altri titoli noti come Bennett Cerf's Book of Riddles (1960), 10 Apples Up on Top (1961), More Riddle (1961) e Snow (1962) il suo preferito, nessuno dei quali uscito in Italia.
Nei primi anni della sua carriera collaborò anche con agenzie pubblicitarie e il New York Times.
Trovo molto divertente questa illustrazione della tenda con tutti gli animaletti fuori, con gli occhi sgranati, intenti a spiare cosa accade all' interno.
Negli ultimi anni McKié amava andare in cerca dei suoi libri tra gli scaffali delle biblioteche locali, felice di trovarli e consapevole che quelle opere avrebbero rallegrato bambini e adulti per ancora tantissimo tempo. E così sarà Roy!
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24 marzo 2015
Torino: a Lungo Tavolo 45 tre laboratori per giocare con la città
LA MIA CITTA' E' .... una città fantastica che non finisce mai.
A partire da sabato 11 aprile, una volta al mese, Lungo Tavolo 45 ospiterà tre
laboratori, ideati da me a da Francesca Chessa, dedicati ai bambini e all’idea di città.
I
laboratori hanno come fine la costruzione di città dove protagonisti sono
la fantasia, i sogni, i desideri e le esigenze dei più piccoli.
Lo
scopo è quello di rendere i bambini più consapevoli dell'ambiente
in cui vivono sviluppando il senso critico e di osservazione, il
senso del gruppo e le personali capacità creative e manuali.
Ciascun
laboratorio avrà la durata di due ore e si
potrà scegliere se partecipare di sabato pomeriggio o di domenica
mattina.
Età
5-10 anni
LABORATORIO
DI APRILE
a
scelta
Sabato
11 ore 16 – 18
/ Domenica 12
ore 10 - 12
CI
SONO CITTÀ A FORMA DI NUVOLE, PESCE O CARAMELLA... E SE NE CREASSIMO
INSIEME UNA PIÙ BELLA?
Scatole,
rotoli, cartoncini e altro materiale di riciclo di ogni forma e
colore per inventare una grande, fantastica città.
LABORATORIO
DI MAGGIO
a
scelta
Sabato
16 ore 16 – 18
/ Domenica 17
ore 10 - 12
Con
forbici, colla, cartone, plastica, spezie, sale, cioccolato e...
costruiremo piccole parti di città in triorama da toccare e
assaggiare con profumi, suoni e sapori .
LABORATORIO
DI GIUGNO
a scelta
Sabato 6 ore
16 – 18 /
Domenica
7 ore 10
- 12
TANTE
STORIE STRADA FACENDO
Nella
mia strada c'è un dinosauro dagli occhi blu e nella tua? Dimmelo tu.
Forbici,
colla, cartone e colori per raccontare storie fantastiche e
misteriose nascoste tra le strade
della
mia città.
Costo
Laboratori
- 1 laboratorio 10 euro
- 2 laboratori 18 euro
- 3 laboratori 25 euro
- con fratellino o sorellina 7+7 euro
Per
prenotazioni o info:
Lungotavolo
45
Via
Treviso 45B
Tel
011 4379023
info@lungotavolo45.it
Le illustrazioni pubblicate in questo post sono di Francesca Chessa.
Le illustrazioni pubblicate in questo post sono di Francesca Chessa.
18 marzo 2015
Il Circo di Alexander Calder
Lo scorso settembre ero a New York e tra le tante cose che in assoluto volevo vedere c'era il Circo di Alexander Calder, esposto al Whitney Museum of American Art che lo ha acquistato nel 1982.
Calder costruì il suo circo mobile tra il 1929 e il 1931, usando materiali di riciclo come tappi di bottiglia, spago, stoffa, legno, metallo e tubi di gomma.
Amo l'arte di Calder in tutte le sue sfaccettature (giocattoli, mobile, sculture, dipinti, ecc) e ogni volta che mi capita di vederne le opere dal vivo mi emoziono. Trovo siano una perfetta sintesi di gusto, abilità, genialità e fanciullezza: l'adulto che ha mantenuto in se lo sguardo, la voglia di giocare e la curiosità tipici dell'infanzia.
Calder continuò ad animare il suo circo per molti anni, in tutto il mondo, mettendo in scena oltre duecento spettacoli. L'artista è scomparso nel 1976 e da allora i fantastici protagonisti di questa opera sono immobili e probabilmente lo resteranno.
I materiali con cui venne realizzata sono fragili ed è facile comprendere come il tempo e l'usura l' abbiano resa ancora più precaria con costante necessità di restauro. Per questo il Whitney Museum ne espone, di volta in volta, solo piccole parti.
Per fortuna ci rimangono alcune importanti testimonianze filmate, come Le Cirque de Calder di Carlos Vilardebo e Le Grand Cirque Calder 1927.
Molto interessante anche questo video Conserving Calder's Circus dove i restauratori del Whitney raccontano il loro delicato lavoro.
Calder costruì il suo circo mobile tra il 1929 e il 1931, usando materiali di riciclo come tappi di bottiglia, spago, stoffa, legno, metallo e tubi di gomma.
Alexander Calder e il leone
Il progetto nacque "grazie" ad un commerciante che chiese a Calder di costruire una serie di giocattoli articolati. L'artista prese spunto da alcuni schizzi dal vero, sugli animali e i lavoranti del circo, da lui realizzati qualche tempo prima a New York per la National Police Gazette.
Il committente sparì, ma ormai i giocattoli c'erano e furono presentati al Salon des Humoristes dove suscitarono grande curiosità. Poco dopo iniziarono i lavori per il Circus Calder.
Il committente sparì, ma ormai i giocattoli c'erano e furono presentati al Salon des Humoristes dove suscitarono grande curiosità. Poco dopo iniziarono i lavori per il Circus Calder.
Gli acrobati del Circo - Circus Calder
Acrobati, animali, attrezzi, un presentatore, le gabbie, l'uomo forzuto, il lanciatore di coltelli con la sua assistente, i barellieri, ecc, non manca davvero nulla e ogni pezzo è progettato per muoversi e consentire all'autore di tenere veri e propri spettacoli circensi. Il tutto trasportabile in cinque valigie.
Le cinque valigie in cui Calder trasportava il suo Circo
Whitney Museum of American Art, New York
Foto di Sheldan C. Collins
via
Whitney Museum of American Art, New York
Foto di Sheldan C. Collins
via
Il presentatore - Circus Calder
Nei primi tempi, l'artista si esibì sia in Europa sia negli Stati Uniti e grazie a quelle performance venne in contatto con l'avanguardia parigina, tra cui spiccavano nomi come Duchamp, Mirò, Arp e Mondrian. Da quest'ultimo, in particolare, trasse alcune linee guida, su forme e colore, per le sue opere future.
La gabbia del leone - Circus Calder
L'assistente del lanciatore di coltelli - Circus Calder
Il cane e il Cavaliere - Circus Calder
Amo l'arte di Calder in tutte le sue sfaccettature (giocattoli, mobile, sculture, dipinti, ecc) e ogni volta che mi capita di vederne le opere dal vivo mi emoziono. Trovo siano una perfetta sintesi di gusto, abilità, genialità e fanciullezza: l'adulto che ha mantenuto in se lo sguardo, la voglia di giocare e la curiosità tipici dell'infanzia.
I barellieri - Circus Calder
I materiali con cui venne realizzata sono fragili ed è facile comprendere come il tempo e l'usura l' abbiano resa ancora più precaria con costante necessità di restauro. Per questo il Whitney Museum ne espone, di volta in volta, solo piccole parti.
Per fortuna ci rimangono alcune importanti testimonianze filmate, come Le Cirque de Calder di Carlos Vilardebo e Le Grand Cirque Calder 1927.
Molto interessante anche questo video Conserving Calder's Circus dove i restauratori del Whitney raccontano il loro delicato lavoro.
Il canguro - Circus Calder
Per saperne di più su Alexander Calder e le sue opere Calder Foundation.
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