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17 marzo 2017

E se Tupu fosse ripubblicato?

Diversi anni fa, su questo blog dedicai un post a Tupu, libro a me caro che mi ha accompagnato per gran parte dell'infanzia. Come in una bella favola, qualche tempo dopo, mi arrivò una mail di ringraziamenti a nome di Claudio Callisti, autore di Tupu insieme a Tula.

Per me fu una forte emozione, emozione che si accrebbe quando ricevetti, accompagnato da una bella lettera (che conservo gelosamente), un quadretto fatto da Claudio apposta per me, raffigurante un aeroplano di biscotto che sorvola un paese di dolciumi.
Da lì iniziò un breve scambio epistolare dove, tra le altre cose, mi informò che nella classe di sua moglie, maestra alle primarie, i bambini avevano inventato una favola prendendo spunto dal nome di questo blog. Che onore!

Un giorno Callisti mi disse che gli sarebbe piaciuto ripubblicare il libro, aveva ritrovato le tavole originali. Mi propose di collaborare alla ricerca di una nuova casa editrice e con un nuovo post dove si lanciava l'idea.




Accettai per quanto riguardava il post e gli chiesi di inviarmi un piccolo testo sulla genesi del libro. Invece, sulla questione dell'editore non avevo suggerimenti adeguati ma promisi di pensarci.
Passò il tempo e io non pubblicai nulla, persi i contatti con Claudio. Perché?
Me lo sono chiesto tante volte. L'unica risposta è che a volte si ha paura di realizzare/toccare i sogni belli perché potrebbero infrangersi. E' qualcosa di sciocco e, in qualche modo, dannoso e incomprensibila ma, purtroppo, avviene in modo inconsapevole. Claudio perdonami.

Qualche giorno fa ho ricevuto una mail, me l'ha inviata Chiara, diventata da poco mamma e alla disperata ricerca di Tupu, perché anche lei "segnata nell'infanzia da questo meraviglioso libro" (Chiara). Allora ho colto l'occasione con questo post. 

Non so se Callisti sia ancora dell'idea di provare a ripubblicarlo e non so se oggi ci sia una casa editrice disposta a farlo, ma perché non provare? 
Negli anni mi sono arrivate altre richieste di persone interessate a trovarlo. Credo che una sua ristampa farebbe felici molti bambini di ieri, proprio per il suo stile così marcatamente anni Settanta e chissà, con ogni probabilità, incuriosirebbe anche i bimbi di oggi. Forse, se fossimo all'estero sarebbe più facile.

Vi lascio con le appassionate righe inviatemi da Claudio su Tupu:
"All’epoca non avevo ancora figli e ne sognavo uno, veramente desideravo anche una casa perfetta dove tutto fosse in ordine, magari organizzato in un unico armadio con gli oggetti disposti in ordine alfabetico. Così dalla combinazione nacque questo fumetto per bambini alle prese con l’apprendimento dell’alfabeto. Poi venne tutto da solo, meravigliosamente nacque Alex assieme al libro. Lui fu il fruitore privilegiato, poi seguirono tanti altri stupendi bambini che lo hanno addirittura consumato portandoselo a letto, in ultimo Lorenzo il mio secondo genito con tanta gioia e soddisfazione."

09 febbraio 2017

Mon atelier des couleurs di Ho-baek Lee e Gyong-Sook Goh

A volte ci sono incontri casuali molto fortunati e così è stato tra me e Mon atelier des couleurs di Ho-baek Lee, illustrato da Gyong-Sook Goh. L'ho trovato qualche anno fa, seminascosto in un piccolissimo scaffale dedicato ai libri esteri, nella bella libreria per bambini Mellops di Faenza.





Mon atelier des Couleurs ha illustrazioni giocose e piacevoli, è un libro utile e stimolante, capace di trasmettere in modo assai efficace ciò che ogni lavoro con i bambini dovrebbe contenere: scintille creative, divertimento, sperimentazione, domande, punti di vista inusuali e acquisizione di capacità.



Il libro, uscito per le edizioni francesi MeMo nel 2009 e inedito per l'Italia, ti invita ad entrare in un atelier fantastico, situato sul pianeta errante, dove si può scrivere, disegnare, dipingere, spargere colori o semplicemente stare fermi a pensare.




La cosa importante è fare tutto ciò come più ci piace, in piena libertà e divertimento. Sarà facile trovare le idee, basterà partire da una forma semplice come un cerchio o un tondo e lasciarsi andare. I pensieri arriveranno come un grande oceano.




Si può disegnare un compagno di scuola, la maestra o il percorso di un'idea. Dov'è l'inizio? Dov'è la fine? Così, senza accorgersene, ci trova in un mondo sconosciuto, abitato da strani esseri e piante.











Nell'atelier si impara anche che i colori hanno una personalità ben precisa, un viso; alcuni vanno molto d'accordo tra loro, altri litigano e conviene saperlo.







Una volta che la fantasia si è accesa, la mano ha preso vita e la paura del foglio bianco è scomparsa, siamo pronti per disegnare tutto ciò che vogliamo: storie incredibili, ritratti, ecc. Abbiamo compreso che dipingere è semplice quanto pensare, basta mostrare quello che ci passa per la testa.
E' tempo che l'atelier dei colori si sposti su altri pianeti.






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